Pitture paleocristiane, tombe di vescovi, sepolture di uomini nobilissimi e plebei, pratica della scolatura dei morti e ipogei ellenistici Ritualità e venerazione nello straordinario sottosuolo napoletano.
Il sottosuolo di Napoli costituisce un collegamento reale tra la città contemporanea e i millenni di storia che l’hanno preceduta. Per entrare in contatto con le testimonianze visibili di questo fertile e stratificato passato basta discendere nella città parallela che continua a vivere, silente e indisturbata, pochi metri sotto il vociare metropolitano verso le Catacombe di Napoli.
Costituito da grandi cavità scavate nel tufo, il ventre di Napoli custodisce delle vere e proprie cittadelle alcune delle quali, oggi visitabili, furono utilizzate a partire dall’età paleocristiana, e prima ancora ellenistica, per ospitare catacombe e ipogei funerari, basiliche e luoghi sacri che ne hanno fatto non solo un’area di sepoltura ma anche una zona di culto. Esempi eccezionali, per dimensioni e caratteristiche, sono le Catacombe di San Gennaro e le catacombe di San Gaudioso.
Le Catacombe di San Gennaro: le cripte dei Vescovi e il ritratto di San Gennaro
Per accedere alle storiche catacombe di San Gennaro bisogna recarsi sulla collina di Capodimonte. L’ingresso attuale si trova presso l’omonima via al numero 16, precisamente di fianco alla Chiesa Madre del Buon Consiglio e corrisponde, oggi, alla parte alta della cavità.
Il grosso canyon è costituito da due ordini di archi, ma i piani dovevano essere in passato tre se si crede a quanto riportato dai canonici ed eruditi dell’800 tra cui figurano nomi blasonati come quello di Andrea De Jorio e, qualche secolo prima di lui, dal Celano, voce indispensabile sulle antichità napoletane.
Come si deduce dal nome, le catacombe di San Gennaro raccoglievano i resti mortali del Santo Patrono di Napoli. La sua tomba, ricavata in un cubiculum del V secolo, funse da fulcro per lo sviluppo della Cripta dei Vescovi , ovvero il luogo, sito nella catacomba superiore, dal quale furono dedotte le sepolture vescovili.
L’origine della vasta ed eccezionalmente ampia necropoli risale al II secolo d.C. ed è caratterizzata dalla giustapposizione di diversi ipogei: il primo ospitava la tomba pagana di un patrizio che donò alla comunità cristiana il suo sepolcro.
Accanto all’area cimiteriale si andò sviluppando quella di culto. Sorprende la maestosa basilica alta fino a sei metri e a navata unica edificata attorno alla tomba del Vescovo Agrippino che fu primo patrono di Napoli; nel vestibolo è conservata una grande vasca battesimale. La malleabilità del tufo e la sua resistenza hanno consentito di trarre spazi così estesi e robusti da essere ancora oggi in uso per accogliere fedeli e celebrare messe.
Il piano inferiore è composto da diversi cunicoli che si snodano attorno e al di sotto la basilica vescovile e che ospitano ipogei di diverse dimensioni in base allo status del defunto.
Le catacombe di San Gennaro presentano testimonianze pittoriche particolarmente rilevanti e antiche. Oltre alle decorazioni, che potevano essere anche musive (fatte a mosaico), delle tombe private, in essa sono affrescati la prima raffigurazione del santo, Adamo ed Eva, Davide e Golia, una pittura in stile pompeiano e altri esempi che costituiscono un unicum dell’arte cristiana delle origini.
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Le straordinarie Catacombe di San Gaudioso alla Sanità: gli “schiattamuorti” e il vescovo africano
Le catacombe di San Gaudioso traggono il nome dal Santo Settimio Celio Gaudioso, esse sono accessibili dal rione Sanità, precisamente dalla Basilica di Santa Maria della Sanità.
Oltre ad essere il secondo ipogeo della città, esse costituiscono una pregevole testimonianza dell’arte e della ritualità antica, delle usanze che riguardavano morti e santi, in un continuum che giunge ininterrotto fino ai nostri giorni.
I lavori per realizzare la Chiesa hanno arrecato alcuni stravolgimenti alla sottostante necropoli. Quello che oggi i visitatori scorgono nelle ampie sale svela solo in parte la struttura e le caratteristiche delle origini: tuttavia il passato rimosso non fa sconti alla suggestione che continua ad aleggiare in uno dei luoghi più impressionanti della città.
Le catacombe di San Gaudioso riportano i segni di una particolare ritualità per la sepoltura detta “a sedile”. Si tratta della pratica degli scolatoi o seditoi, in napoletano “cantarelle”. Era prassi, nella Napoli dell’epoca, adagiare il cadavere del defunto su un supporto per permettere ai liquidi corporei di fuoriuscire. Terminato il disseccamento si procedeva con la pulitura dettagliata delle ossa, infine con la sepoltura.
L’ingrato compito spettava allo “schiattamuorto”, termine che da solo chiarisce bene l’azione che si trovava a svolgere il becchino, ovvero forare letteralmente il corpo del morto per consentire ai fluidi di abbandonare le spoglie. Dopo quella che a noi moderni può sembrare una macabra usanza, i defunti venivano murati fino all’altezza del cranio che restava esposto e visibile. A partire dal teschio si procedeva a ridisegnare l’intero scheletro per contornarlo di orpelli, come oggetti o simboli che consentivano di identificarne lo status o la professione.
Un caso interessante è quello che ha consentito di riconoscere nello scheletro ornato di pennello e tavolozza il pittore Giovanni Balduccio. Egli aveva affrescato gli scheletri di vari defunti all’interno delle cripte ma preferì rinunciare al compenso a patto di ottenere sepoltura uguale a quella degli altri defunti in quel luogo divenuto per lui irrinunciabile.
San Gaudioso era il vescovo nord-africano di Tunisi. Giunse a Napoli come molti dei personaggi, degli eroi e dei fondatori reali e leggendari della città: dal mare. Nelle catacombe che si svilupparono intorno alla sua venerata figura di religioso sono conservati i primi simboli della cristianità come il pesce, l’agnello, i tralci e la vite, e la prima raffigurazione di Maria in Campania.
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Gli ipogei funebri di Napoli e quelli ellenistici
Fornire una stima completa degli ipogei funebri sotterranei della città non è oggi possibile. Solo parzialmente il sottosuolo napoletano è stato percorso e studiato e solo parzialmente potrà essere indagato poiché per svolgere lavori strutturali (talvolta) necessari grosse colate di cemento hanno cancellato per sempre migliaia di metri cubi di sottosuolo.
Un breve cenno meritano gli ipogei ellenistici di Napoli che si trovano in particolare nella zona del quartiere Sanità e sono tombe, risalenti al IV-III secolo a.C., naturalmente più antiche di quelle di San Gennaro che sono del II secolo d.C. e sono situate ad una profondità di circa 10-12 metri La maggior parte si trova nella zona tra via Arena alla Sanità, via Santa Maria Antesaecula, via Vergini, via Foria, vico Traetta e via Cristallini ed avevano il carattere di necropoli. Molte di loro sono caratterizzate da sarcofagi dipinti e scolpiti con vivaci colori e circondano le tombe alessandrine, macedoni ed anatoliche.
Di particolare importanza quelle scoperte dal barone Giovanni Di Donato sotto le cantine del suo palazzo in Via Cristallini, 133 nel 1889. Furono trovati prima due ambienti alla profondità di m 11,00 e poi una complessa e decorata struttura di 4 camere contigue scavate nel tufo indipendenti l’una dall’altra.
Ma la storia di Napoli è porosa come le sue pietre e, sebbene in parte irrimediabilmente obliata, essa continua a vivere sotto i nostri in un percorso ininterrotto che dura da oltre 50 secoli.
Catacombe di S. Gennaro
- Orari: 8,30 – 19,00 / domenica 10,00 – 14,00
- Giorni di apertura: sempre aperto eccetto il 25 dicembre
- Dove: Via Capodimonte, 16 Napoli
- Prezzo biglietto: intero 9,00 / under 18 5,00 / studenti, over 65 F.O. 6,00 / under 6 e diversamente abili gratis / gruppi di 20 persone 6,00 – Acquista i biglietti su Tiqets
- Contatti e informazioni
Catacombe di S. Gaudioso
- Orari: 10,00 – 13,00
- Dove: Piazza Sanità, 14 Napoli
- Biglietti: Acquista i biglietti su Tiqets
Per costi e informazioni valgono le indicazioni delle Catacombe di San Gennaro. Ulteriori eventi e visite a tema, o percorsi dedicati consultare il sito ufficiale
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