Palazzo Donn’Anna: fascino e mistero del maestoso edificio a picco sul mare

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Storia e leggende del suggestivo Palazzo Donn’Anna, emblema della Napoli nobile e accidiosa, seducente e incompiuta

 

 

Ai piedi della collina di Posillipo, sullo spigolo di terra affacciato sul golfo di Napoli, si erge solenne Palazzo Donn’Anna. Ubicato nell’omonimo Largo, l’imponente e incompiuto fabbricato, dalla storia nebbiosa e travagliata, è uno dei luoghi simbolo della città. Molti sono gli elementi che concorrono a rivestire di fascino il grosso edificio: la sua collocazione su tutti, adagiato nel più bell’arco di mare e calato nell’atmosfera placida e accidiosa, licenziosa e seducente, nella quale si mimetizza e che lo involge da secoli.

Cosa vedere, storia e leggende di Palazzo Donn’Anna

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Raccontare di Palazzo Donn’Anna equivale a mettere ordine nelle leggende, nei racconti e nelle vicende, reali e favolose, che ancora oggi ravvivano il mistero della sua origine.

L’equivoco sulla genesi del Palazzo deriva dalla confusione che il popolo napoletano creò intorno al suo nome e a quello della sua effettiva proprietaria, ingarbugliando i tempi, i personaggi, la storia. Per capire di cosa stiamo parlando riavvolgeremo l’orologio del Tempo fino ad incrociare le vicende di due nobildonne ricordate dalla memoria collettiva per il vissuto eccentrico o i costumi disinibiti che gli vennero attribuiti.

La prima, la celebre Regina Giovanna II D’Angiò, visse nel Regno durante la prima metà del 1400. Famosa per l’indomabile desiderio d’amore che la spingeva a circuire giovani avvenenti con cui soleva trastullarsi, Giovanna avrebbe cercato luoghi in cui compiere i suoi sollazzi segretamente, lontano da occhi indiscreti che avrebbero tramato alle sue spalle e messo a repentaglio la sua reputazione di regina.

Si dice che, tra i vari suoi possedimenti, uno degli “alberghi” da lei prescelti per accogliere le notti di passione fosse proprio Palazzo Donn’Anna, congeniale per le opportunità fornite dal doppio ingresso che avrebbe garantito comode vie di fuga e l’anonimato agli avventori: una via d’accesso dal mare con le barchette che potevano attraccare direttamente sullo scoglio, una via d’accesso terrestre dalla discesa di Posillipo.

Palazzo donn'anna e il mare

All’epoca, in realtà, il Palazzo era di proprietà del nobile Dragonetto di Bonifacio del Sedile di Portanova. Egli, sul piccolo promontorio, fece edificare una struttura su un preesistente fabbricato detto La Sirena, già con l’obiettivo di creare un luogo adibito agli svaghi e alle “delizie” della nobiltà.

A seguito di svariati passaggi di mano, Palazzo Donn’Anna, durante il ‘600, e quindi ben due secoli dopo le piccanti storie sulla regina Giovanna, fu acquistato dalla famiglia Carafa di Stigliano diventando parte della cospicua dote della duchessa Donna Anna Carafa che, a partire dal 1642, commissionò al famoso architetto Cosimo Fanzago i lavori di restauro dell’intero edificio.

Palazzo Donn'Anna di Donna Anna Carafa

E’ a questo punto che fa il suo esordio la figura della seconda nobildonna, Anna Carafa, proprietaria esclusiva del Palazzo a cui diede il suo stesso nome, e che il popolo napoletano confuse con Giovanna, la regina cui erroneamente soleva attribuire la residenza nobiliare.

Le vicende romanzesche che riguardano questo personaggio s’intrecciano con storie di gelosie, feste, sfarzi, ed infine di morti e fantasmi.

Certamente frutto della feconda immaginazione del popolo napoletano, questi racconti si alimentano nell’atmosfera che avvolge la struttura: un edificio rimasto incompiuto e diroccato, dove le grosse finestre si spalancano come occhi nella notte sull’oscuro mare, sospeso tra l’acqua e la collina, e dove il frangersi delle onde pare risvegliare gli spiriti in pena degli amanti di cui le dame, per motivi differenti, si disfecero.

Architettura di Palazzo Donn’Anna

 

Il Palazzo risponde in parte agli stilemi del Barocco napoletano, secondo il progetto che fu approntato dall’architetto Cosimo Fanzago e mai compiuto. Oggi appare come una grossa rovina affacciata sul golfo, ricca di suggestione e fascino. Si può ammirare il grande teatro che si apre a picco sul mare, le imponenti aperture dalle quali irrompe il paesaggio napoletano, le piccole cale di pertinenza e ad uso privato, e la sua poderosa, oltre che porosa, facciata.

Passando di nicchia in arco, di terrazzo in salone, Palazzo Donn’Anna è come un avamposto verso la città, parte integrante del grande corpo di Napoli, perfettamente integrato in quell’anfratto di natura che addolcì e ammaliò pensatori, artisti e scrittori di tutt’Europa.

Oggi Palazzo Donn’Anna, dopo aver rischiato di esser tramutato in albergo, è stato suddiviso in diversi alloggi e appartiene a vari proprietari che lo occupano con le rispettive abitazioni private.

Curiosità sul Palazzo e Matilde Serao

palazzo donn'anna e le curiosità di matilde serao

Dei tanti miti legati a Palazzo Don’Anna famoso fu quello riportato dall’autorevole voce napoletana, giornalista e cantastorie della città, Matilde Serao.

Nel suo Leggende napoletane”, la Serao racconta un episodio verificatosi durante una festa organizzata a Palazzo. Per l’occasione, la sprezzante padrona di casa, Donna Anna Carafa, allestì un teatrino per una rappresentazione alla quale presero parte alcuni suoi ospiti. Tra gli attori vi era la nipote Donna Mercedes de las Torres che recitava nei panni della schiava innamorata del suo padrone, a sua volta interpretato da Gaetano di Casapesenna, compagno della duchessa.

palazzo donn’anna 1956

La messinscena si concluse con il consueto lieto fine e lo scambio del bacio tra i due protagonisti, tra gli applausi e i lazzi degli astanti. Tuttavia Donn’Anna riconobbe nel gesto del tenero tra i due ed esplose di incontenibile gelosia. Ne derivarono giorni di ire e scontri fra le due che culminarono nella improvvisa e misteriosa sparizione della giovane Mercedes. Si volle far credere che ella si fosse rifugiata in convento, ma l’innamorato Gaetano non cedette alle lusinghe della sua consorte, vagò per le Nazioni in cerca della sua amata fino a trovare morte in battaglia. Si dice che i fantasmi di tutti e tre appaiano sovente nei bassi del Palazzo ricomponendo la folle danza d’amore e gelosia.

Dove: Posillipo Largo Donn’Anna,  80123 Napoli

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