Riapre Sant’Aniello a Caponapoli, gioiello del rinascimento napletano

È cosa ormai risaputa che la città di Napoli vanti uno dei patrimoni storico-artistici più ricchi del pianeta: in particolare è uno dei centri urbani con il più alto numero di edifici sacri costruiti al suo interno. È purtroppo altrettanto noto che la sempre minore disponibilità di fondi, unita alla tragica incuria con cui è gestito troppo spesso il nostro patrimonio, di fatto lasci chiuse ed abbandonate strutture di incalcolabile valore storico e documentario, oltre che artistico. Preso atto di questo stato di cose, il cardinale Crescenzio Sepe ha dato il via ad un’efficace iniziativa volta a restituire ai cittadini e ai turisti questi monumenti, la cui gestione è stata affidata a privati per attività culturali.

Il primo successo è stata la riapertura della chiesa di Sant’Aniello a Caponapoli, un edificio rinascimentale che sorge su preesistenze greco-romane, situata sull’acropoli dell’antica Neapolis, oggi nei pressi del primo Policlinico e dell’Ospedale degli Incurabili. L’edificio riapre al pubblico dopo ben 67 anni: era chiuso infatti dal 1944, dopo essere stato pesantemente danneggiato dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale.

I lavori di restauro, curati dall’architetto Ugo Carughi, sono stati resi possibili grazie agli investimenti della Curia, della Soprintendenza per i beni architettonici paesaggistici storici artistici ed etnoantropologici di Napoli e provincia e della Soprintendenza speciale per i beni archeologici.

Sant’Aniello è situata sull’antica cinta muraria difensiva della città, come testimoniano i resti archeologici; nella stessa zona sarebbero sorti ulteriori importanti edifici di culto dedicati alle principali divinità. In epoca romana la zona divenne sede delle residenze di molte famiglie patrizie, per poi riacquisire nuovamente la sua connotazione religiosa con la costruzione del complesso monastico avvenuta nel ‘500.

Negli anni ’80, durante i primi restauri, si ipotizzò di destinare l’edificio ad un centro di sperimentazione teatrale Mario Martone, su proposta di Nicola Spinosa, fatto da Carughi e dall’architetto Giancarlo Muselli. Il progetto, pur apprezzato dallo stesso Ministero, non fu attuato a causa della morale dell’epoca, che riteneva inammissibile realizzare un teatro all’interno di una chiesa. Recentemente è stata proposta una nuova sistemazione, che possa consentire ad un soggetto pubblico di prendere in consegna la chiesa e aprirla al pubblico, e di proporre conferenze, cerimonie religiose o manifestazioni culturali, concerti, mostre.

«Riapriamo le chiese ma riapriamo anche le porte della cattedrale, per dire che con la conclusione del Giubileo la chiesa si apre ancora alla città. Insieme al progetto delle chiese che noi diamo in comodato ci aspettano tanti progetti come la cittadella dell’artigianato con i tanti ragazzi che partecipano, ci sono tante altre idee come quello di fare un festival internazionale della canzone internazionale Mariana». Con queste parole il cardinale Sepe ha celebrato la riapertura della chiesa.

Durante la cerimonia la Curia ha anche presentato i progetti approvati per altri edifici sacri: alcune associazioni hanno ottenuto in comodato d’uso lo sfruttamento di altrettante chiese, dopo averne curato i restauri. Sei sono i progetti approvati su 198: la Banca di Credito Cooperativo riaprirà la chiesa di San Giorgio dei Genovesi; l’associazione ArteM, la chiesa dell’Immacolata a Pizzofalcone; l’associazione degli Ingegneri San Giovanni Maggiore; l’ordine degli Ingegneri la chiesa dei SS. Cosma e Damiano; al Villaggio della Salute Onlus e Pietà dei Turchini saranno assegnate due chiese ancora da definire.

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