Chi ha amatola lettura di Non avevo capito niente forse ha già scoperto quali chicche meravigliose riservi il passato letterario di Diego De Silva, scrittore napoletano ormai cinquantenne divenuto famoso al grande pubblico proprio grazie al romanzo che appena citato. Che lo conosciate o no, vi porgo l’occasione irrinunciabile per leggere delle pagine davvero ben scritte e una storia singolare. Il romanzo è quello d’esordio di De Silva, La donna di scorta, pubblicato nel 1999. Ma scordatevi lo stile di Non avevo capito niente: qui si parla d’amore, ma assolutamente fuori dagli schemi.
Livio e Dorina(i due protagonisti) si incontrano per caso: lui ha un negozio di antiquariato, mentre lei scrive test di laurea a pagamento. La passione sboccia istantaneamente, ma Luca è già sposato – felicemente – e ha una bambina. Dorina non è che una distrazione. Ma cosa accade quando “l’altra” sembra non curarsi affatto di questo inconveniente, e non sembra desiderare nulla di più? Può succedere qualcosa di strano: Livio non riesce a spiegarsi la serenità, l’impassibilità e, in fondo, la distanza di Dorina, e ben presto questo interrogativo diventa ossessione.
É un libricino piccino, appena cento pagine o giù di lì, in edizione tascabile Einaudi. Vi consiglio di leggerlo in metropolitana o in autobus per almeno tre motivi: sfruttare in maniere intelligente e piacevole i tempi lunghi dei mezzi pubblici napoletani; dedicare alla lettura un tempo clandestino, “rubato” alla vita ordinaria, così come fanno i due amanti protagonisti del libro; infine, perché i luoghi e i visi che incrociate potrebbero trasformarsi in quelli del romanzo, e i protagonisti nei vostri vicini di sediolino.
Io ho fatto così, e ho deciso che il posto in cui i miei personaggi si sono incontrati per caso, sotto la pioggia, doveva essere Via San Sebastiano. In realtà l’autore non ambienta in nessun posto preciso il romanzo, ma credo che ciascuno di voi saprà disegnare una piccola mappa di luoghi abitudinari in cui ricreare un set personale del romanzo, e vedere proprio quei luoghi descritti nelle sue pagine.
Proprio questo è il senso del libro: scoprire come l’ordinario riveli delicatezza, bellezza, proprio sotto la grigia coltre dell’abitudine. E come la passione sappia regalare sprazzi di calore anche alla vita più consumata e opaca.
La relazione di Dorina e Livio è completamente fuori dagli schemi abituali del triangolo amoroso. Ma a rendere straordinario il racconto è la scrittura: De Silva ha un ritmo cinematografico, inquadra i particolari giusti con i tempi giusti: il bucato, la libreria, la lavanderia, tutto ciò che entra nell’orizzonte più comune e domestico delle nostre vite si colora di una riflessione calda, affettuosa. E poi la sua lingua, mai approssimata, sempre pienamente consapevole, dispiega attraverso le parole i sentimenti che abbiamo provato anche noi, senza sapere di averli provati. I lettori più allenati, forse, troveranno lo stile un po’ troppo crepuscolare. Ma voi non fatevi scoraggiare, prendete il libro e…aspettate la metro.
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