5 cose da mangiare a Napoli secondo i nostri lettori

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Qualche tempo fa abbiamo pubblicato un articolo che segnalava 5 cose da mangiare assolutamente a Napoli ed è stato un “successo”. Molte segnalazioni dai lettori, molti commenti sui social che ci evidenziavano ancora altre cose buone e tipiche di Napoli.

Abbiamo così deciso di continuare a parlare dell’argomento, che non si può esaurire in sole 5 cose, segnalandovi ora cose da mangiare assolutamente a Napoli suggerite dai nostri lettori.

Ma riusciremo mai ad esaurire l’argomento? La tipica cucina napoletana ha un’ampia varietà di gusti e di sapori che si ritrovano poi nei nostri piatti. Le materie prime disponibili in Campania sono di primissima qualità, imitate da tutti e sono combinate in maniera sapiente sulla base della nostra tradizione. Pertanto la risposta è una sola! No, non si riuscirà ad esaurire assolutamente l’argomento. Tuttavia vi segnaliamo altre 5 cose da mangiare a Napoli scelte tra quelle più segnalate da voi!

La scorsa volta segnalammo: Pizza, Sfogliatella, Casatiello, spaghetti con le vongole e il cibo di strada.

Continuate a segnalare i piatti più buoni della nostra tradizione nei commenti!

Il babà

(CC) mariateresa toledo su Flickr

(CC) mariateresa toledo su Flickr

Qualcuno dice che questo buonissimo dolce non abbia origini partenopee ma addirittura polacche e che sia stato creato da un sovrano-gourmet che si dilettava ad inventare sempre nuovi dolci. Ma noi siamo convinti che il Babà sia un ottimo dolce nostrano perchè da oltre tre secoli è l’indiscusso baluardo della pasticceria napoletana e poi non lo abbiamo visto nelle pur belle pasticcerie di Varsavia dove comunque ci sono altri buoni dolci. Mangiamolo dunque a Napoli dove si  bagna col rum al momento di gustarlo consigliandovi di provare quello della zona di Porta Capuana “area di produzione doc”. Se poi volete provare a realizzarlo a casa potete seguire la nostra ricetta del Babà molto apprezzata dai lettori.

La mozzarella di bufala

mozzarella di bufala napoli

Sulla mozzarella non ci sono rivendicazioni di altri “stati esteri”: è un prodotto tipico campano e il suo nome deriva dal verbo “mozzare”, cioè dall’operazione praticata ancora oggi in tutti i caseifici, che consiste nel lavorare con le mani il pezzo di cagliata filata e di staccare subito dopo, con gli indici ed i pollici, le singole mozzarelle nella forma voluta.

Conosciuta ed apprezzata già nel XII secolo, la produzione di mozzarella nei modi che conosciamo fu iniziata dai Borboni nella Reale tenuta di Carditello che faceva parte di un vasto sistema organizzato per lo sviluppo del territorio vicino alla splendida reggia di Caserta. Un posto unico, da poco rientrato allo Stato, che vi consigliamo di visitare.

Tornando alla mozzarella abbiamo quella di bufala e quella di vacca. Quella di bufala campana è più buona di sapore e di odore ed è un formaggio facilmente digeribile, con un ridotto contenuto di lattosio e di colesterolo. Vi consigliamo di acquistare quella DOP del Consorzio di Tutela della Mozzarella di Bufala, prodotto di alta qualità che ha ottenuto la Denominazione di Origine Protetta. I rivenditori hanno il marchio del consorzio ben esposto. Se poi non volete mangiarla da sola potete provarla in una gustosa variante con una fresca caprese.

La pastiera

(CC) brettocop su Flickr

(CC) brettocop su Flickr

Dolce napoletano dalle origini antiche è nato, probabilmente, in un locale monastero cittadino unendo alla bianca ricotta del grano, delle uova, l’acqua di mille fiori, il cedro e tante spezie  aromatiche. Di sicuro a Napoli si sa che le suore del bellissimo convento di San Gregorio Armeno erano ritenute le migliori nel confezionare la pastiera che servivano in grande quantità alle case dei nobili e dei ricchi borghesi.

Poi “il verbo” si è diffuso e molti napoletani si cimentano nella preparazione di questo particolare dolce divenuto tipico del periodo pasquale. C’è chi la fa con ricotta e uova e chi con ricotta e crema pasticciera ma tutti la preparano con buon anticipo (al massimo il giovedì santo) per farla amalgamare fino a Pasqua quando poi si consuma. Ma tranquilli oramai si trova in tutti i periodi nelle migliori pasticcerie cittadine ed anche nei migliori ristoranti cittadini. Se poi volete provare a realizzarla voi vi proponiamo una divertentissima video ricetta su come preparare la Pastiera.

Il ragù

ragù napoli

È probabilmente uno dei piatti più celebrati della cucina napoletana anche se c’vo pacienza, infatti, la preparazione è complessa e soprattutto lunga!

Storicamente costituiva il piatto unico della domenica, perché il sugo veniva utilizzato per condire la pasta, e la carne veniva consumata come seconda portata. Oggi tutti chiamano ragù il sugo di pomodoro nel quale è stata cotta la carne. Ma il ragù napoletano, immortalato anche da Eduardo de Filippo nella sua celebre poesia dedicata a questo condimento, è un’altra cosa: un tempo veniva cotto su di una fornacella a carbone, e doveva cuocere per almeno sei ore venendo  girato con la cucchiarella di legno. Quello di oggi detto da Eduardo è carne c’ ‘a pummarola.

Vero piatto napoletano della tradizione, semplice ma complesso da realizzare, è una vera e propria prelibatezza. Tante ricette ma l’importante è che una volta pronto dev’essere lasciato a “riposare fino al giorno dopo perché i profumi si amalgamino”, tempo fa ne pubblicammo una anche noi: Ricetta Ragù Napoletano.

Taralli sugna e pepe

taralli leopoldo

Il tarallo nzogna e pepe è un altro “capolavoro” della tradizione gastronomica napoletana da provare assolutamente. Si tratta di un tarallo fatto con farina, sugna e pepe che viene cotto nel forno e ricoperto di mandorle nella parte superiore.

Sembra che sia nato nel 700 quando i fornai per non buttare lo “sfrriddo”, cioè i ritagli di pasta avanzati dalla lavorazione del pane, vi aggiungevano della sugna e molto pepe e poi infornavano quelle striscette a forma di ciambella. Solo agli inizi del 1800 qualcuno vi aggiunse le mandorle.

Per anni tra i venditori di strada girava a Napoli il “tarallaro” cioè il venditore ambulante di taralli che si muoveva tra i vicoli e le strade di Napoli con in testa la sua cesta piena di taralli, coperti da un panno  per tenerli al caldo.  Oggi uno dei migliori e più conosciuti produttori in città è Leopoldo che ha il suo negozio storico in Via Foria, proprio di fronte all’Orto Botanico: fortunatamente da qualche anno esistono vari altri suoi negozi in città. Se volete cimentarvi a prepararli seguite la nostra ricetta per i taralli sugna e pepe.

Continuate a commentare! Quale piatto si dovrebbe assolutamente mangiare a Napoli? (ps ricordate che abbiamo già citato alcuni nell’altro articolo).

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