Il Napoli si sveglia e si ritrova ricco. Il club azzurro tra i primi 20 al mondo per fatturato.

Le cattive notizie, si dice, non vengono mai da sole. Questa volte invece sono le buone notizie, almeno in apparenza, a viaggiare a braccetto. La prima è la vittoria del Napoli di ieri sera, che lo rilancia almeno in ottica di qualificazione Europa League e che mancava ormai da 5 partite. La conquista dei tre punti contro il Chievo, imbattuto dagli azzurri nelle ultime tre sfide di campionato, ha sicuramente risollevato il morale degli uomini di Mazzarri, fattore più che mai importante in vista della sfida europea contro un Chelsea in difficoltà.

La seconda (ma attenzione a considerarla interamente una “buona notizia”), un po’ a sorpresa, è che il Napoli si scopre ricco. Proprio così: la società del presidente Aurelio De Laurentiis è stata collocata da una nota agenzia di servizi di revisione dei bilanci, la statunitense Deloitte, tra i primi 20 club al mondo per fatturato. Con un attivo, come rivelato nel dossier “Football Money League”, di 114,9 milioni di euro.

E’ la prima volta che la squadra partenopea accede a questa top – twenty, ma non necessariamente la notizia si deve accogliere con gioia. Soprattutto se, un po’ maliziosamente, le affianchiamo un’altra considerazione: come rivela nel suo libro “Fuori Gioco” il giornalista dell’Espresso Gianfrancesco Turano, “Il 71% dei ricavi di Aurelio de Laurentiis proviene dal calcio. Il cinema pesa soltanto il 26%, mentre un altro 3% è frutto di attività imprenditoriali secondarie”.

Insomma, la conclusione è breve: il presidente è perfettamente conscio del fatto che il Napoli per lui sia un business fondamentale. E, da imprenditore qual è, tende a massimizzare i profitti e ridurre al minimo le perdite. Una logica vincente, certo, ma per la finanza. Il calcio è, o dovrebbe essere, un’altra cosa. Un conto è una gestione oculata che consenta di non finire l’anno coi conti in rosso, un altro è realizzare un capitale di tale portata senza però reinvestirlo (ma siamo generosi, e diamo tempo al tempo almeno fino alla prossima sessione di mercato) in giocatori davvero in grado di far fare il salto di qualità alla squadra.

Ad ogni modo, una volta arresi all’idea che il calcio sia diventato quasi più uno show-business che uno sport, non si può certo dire che questa ricchezza sia un problema. Speriamo solo che venga utilizzata correttamente, per la società così come per la squadra ed i tifosi, senza i quali non ci sarebbe né show, né business.

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